(Como, 25 giugno 2019) “Senza un ripensamento complessivo, questo sistema sanitario tra cinque anni non reggerà più”. Così il direttore generale dell’ASST Lariana Fabio Banfi, mentre la procuratrice speciale dell’Ospedale Valduce e presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma, Mariella Enoc si domanda “Fino a quando potrà reggere questo sistema? Nessuno vuole passare dal sistema universalistico a quello privatistico ma occorre rivisitare oggi, prima che sia troppo tardi, la nostra sanità. La prospettiva è quella di una crisi generale, che può essere evitata rivedendo in toto la situazione con tutti i soggetti coinvolti”.

Un appello lanciato, nell’abito del convegno “Como in salute”, organizzato dal sindacato della Cisl dei Laghi a Villa Gallia, dai numeri uno della sanità comasca (mancavano però i dirigenti dell’Istituto Clinico Villa Aprica), condiviso anche dal direttore dell’Ats Insubria Lucas Maria Gutierrez per “guardare al futuro per tempo”. “Perché ci si è dimenticati di uno dei pilastri fondamentali del sistema sanitario, la programmazione”. “La capacità programmatoria deve andare oltre la concorrenza tra pubblico e privato. Non concorrenza ma collaborazione su obiettivi di sviluppo comune del sistema. Sul territorio serve più dialogo tra pubblico e privato senza suddividere reparti e specializzazioni ma anzi concorrendo alle emergenze e ai casi acuti. Non possono offrire tutti solo le prestazioni che rendono”. E ancora: “Ci vuole un organo programmatorio che cerchi di individuare con il contributo di tutti gli interessati, soluzioni di organicità”, perché come spiega il segretario regionale CISL Lombardia Pierluigi Rancati: “Un governo del sistema sanitario e socio-sanitario nel territorio se non è partecipato non potrà assicurare l’adeguatezza dei servizi rispetto ai bisogni della comunità e, in taluni casi, quando si affonda il bisturi sull’organizzazione della rete d’offerta senza alcuna informazione e tanto meno coinvolgimento di operatori e cittadini, rischia perfino di essere un governo percepito contro le comunità”.

Una riflessione avvenuta per fare il punto, partendo dalla riforma sanitaria regionale, sulle priorità condivise da, sindacati, istituzioni, aziende sanitarie e socio sanitarie del territorio, pubbliche e private.

Il definanziamento pubblico che ha sottratto al SSN circa 37 miliardi di euro (di cui 25miliardi nel quinquennio 2010-2015); i nuovi LEA – Livelli essenziali di assistenza (ovvero le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso le tasse) per i quali mancano adeguate risorse; gli sprechi e le inefficienze; l’espansione del “secondo pilastro”, ovvero l’attingere a risorse da “terzi paganti”, un intreccio tra fondi sanitari, compagnie assicurative, casse di assistenza, società di mutuo soccorso e welfare aziendale;  le difficoltà di reclutamento dei medici e la carenza degli specialisti e, in particolare, di quelli di Medicina generale; la difformità e disomogeneità dei profili contrattuali dei professionisti sanitari; la transizione epidemiologica, la cronicità e la comorbilità; i lunghi tempi di attesa; l’invecchiamento della popolazione italiana e il conseguente aumento della domanda di cure socio-sanitarie, sono tutti macro-elementi che minacciano oggi la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale del nostro Paese.

“Nel distretto lariano abbiamo, tra pubblico e privato accreditato, 1,9 posti letto ogni 1.000 abitanti quando la media dovrebbe essere di 3 ogni mille. Carenze dei finanziamenti e di posti letti vuol dire sovraffollamento permanente del Pronto Soccorso, un servizio sotto assedio costante: non è più un’emergenza ma ormai è diventata una norma! Entro cinque anni questo sistema non reggerà più”. Solo a San Fermo nel 2018 si sono presentate più di 71mila pazienti. Occorre quindi una “rivisitazione dei modelli organizzativi dell’ASST Lariana con un focus sull’emergenza e l’urgenza […] rendendo più efficace la rete, creando sinergie tra le strutture pubbliche e private presenti sul territorio oltre all’incremento delle cure transizionali, cioè quelle dedicate ai malati cronici e che riguardano i pazienti post dimissioni, che valorizzano le pratiche per le cure intermedie anche nell’ambito riabilitativo”.

Tra i temi toccati anche quello della formazione del personale. “Risolvere la grave carenza di personale – chiarisce Pierluigi Rancati – è la condizione indispensabile per fare una buona sanità e quanto si sta facendo e si programma di spendere per le specializzazioni e l’implementazione di personale sanitario, anche ricorrendo all’inserimento di specializzandi, per tamponare questo problema, sembra ancora insufficiente per garantire oggi e nel prossimo futuro perfino il turn over, oltreché le ulteriori necessità. Se c’è una priorità nell’allocazione di una maggiore spesa sanitaria, quella del personale sanitario è la prima, oppure non resta che rassegnarsi a un declino inevitabile degli standard di servizio e di salute, nel territorio, nella nostra regione e nel Paese”.

Nel distretto lariano “la carenza dei medici è un fenomeno evidente, la vicinanza con la Svizzera non ci aiuta perché oltre frontiera il trattamento riservato ai medici e infermieri è molto superiore”. “Noi – spiega Banfi – abbiamo adottato una scelta chiara per cercare di attrarre nuovo capitale umano ovvero indire dei concorsi d’assunzione solo a tempo indeterminato. Vogliamo anzitutto dare garanzie di piena stabilità a chi presenta una candidatura. Come azienda socio sanitaria non possiamo però purtroppo decidere delle buste paga dei nostri dipendenti. Possiamo invece incidere costruendo meglio i nostri concorsi e valorizzando a pieno i nuovi assunti”.

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SANITA’ COMASCA: “Senza un ripensamento complessivo il SSN non reggerà”
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