Intervista al Quotidiano Energia– di Antonio Junior Ruggiero

La prima firmataria della Pdl acque del PD sui punti chiave del testo che conferma il ruolo di Arera e i privati nelle gestioni. Nella proposta M5S “eccesso di ideologismo”

Riprendere il percorso avviato con il Ddl acqua approvato solo alla Camera nella scorsa legislatura con una nuova proposta di legge che va in senso opposto rispetto a quella M5S, prima firmataria Daga.

Questo l’intento della Pdl “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque” (AC. 773), che vuole “provare a mettere ordine tra le varie norme esistenti per dare stabilità a questo settore”, come spiega a QE la prima firmataria dell’iniziativa legislativa PD, Chiara Braga. “Attraverso questa stabilità si auspica la realizzazione di quegli investimenti necessari in molte parti del Paese, soprattutto su reti e depurazione. Vogliamo un riconoscimento del diritto per ogni cittadino ad avere una risorsa fondamentale come l’acqua con un servizio di qualità e tariffe accessibili su tutto il territorio nazionale”.

Il testo della proposta di legge definisce l’acqua “un bene comune”. Tutte le risorse superficiali e sotterranee “sono pubbliche e non mercificabili” (art. 2) e il quantitativo minimo vitale garantito a tutti, anche in caso di morosità, è 50 litri/giorno (art. 7).

Gli elementi principali che differenziano la Pdl PD da quella M5S riguardano il ruolo di Arera (a cui la proposta Daga vuole togliere le competenze sull’idrico in favore del Minambiente) e le forme di gestione ammesse (esclusivamente pubbliche nell’ottica 5 stelle). “Io credo che molti dei passi in avanti fatti in questi anni nel settore siano legati al ruolo positivo che ha svolto Arera”, commenta Braga. “Il Regolatore ha consentito di arrivare ad un metodo tariffario che ha abbastanza equiparato i vari modelli di gestione e, cosa molto importante, ha dato una risposta al tema del disagio sociale. Il bonus idrico, ad esempio, è una misura realizzata grazie al lavoro dell’Autorità che consente a tutti i cittadini di avere accesso al servizio con benefici per chi si trova in difficoltà economica”. La scelta di voler togliere la competenza sull’idrico all’Arera, aggiunge l’esponente PD, “va in controtendenza a quanto avviene in altri Paesi europei. Non si capisce perchè smontare qualcosa che sta funzionando per portare competenze al MinAmbiente”, un soggetto “che può cambiare la guida politica a  differenza del ruolo terzo di un’autorità”.

Il testo della Pdl Braga, dunque, prevede che Arera eserciti “le funzioni di regolazione e controllo dei servizi idrici a essa trasferite, nonché assicura la costituzione di una banca di dati sul Sii che elabora congiuntamente i dati dei sistemi informativi delle regioni, delle provincie autonome di Trento e Bolzano e delle autorità di bacino distrettuali” (art. 5). Il ministero dell’Ambiente, invece, “esercita il controllo sul rispetto della disciplina vigente in materia di tutela delle risorse idriche e della salvaguardia ambientale”. L’art. 8, inoltre, affida al Regolatore il compito di “favorire la diffusione della telelettura in modalità condivisa”.

Per quanto riguarda i gestori, come definito dall’art. 4 della Pdl PD, “ci atteniamo alle direttive europee che dicono chiaramente che i modelli possono essere completamente pubblico, misto o privato”, prosegue la prima firmataria Braga. “E’ fondamentale che ci sia un fortissimo controllo pubblico su scelta di gestione e piano investimenti. I Comuni, quindi, devono continuare a essere pieni proprietari della rete e a orientare il privato se ci fosse un suo coinvolgimento. Nella nostra proposta, comunque, parliamo di un affidamento prioritario a società totalmente pubbliche e partecipate da tutti gli enti locali che insistono nell’ambito ottimale. Dobbiamo evitare il ritorno allo spezzatino nella gestione della risorsa idrica che rende inefficiente il sistema”.

Un tema su cui si concentra la proposta PD è il reperimento dei finanziamenti per realizzare investimenti nel comparto idrico (art. 6). “Per noi il servizio è finanziato dalla tariffa regolata, con attenzione a determinate fasce sociali e premialità per i comportamenti virtuosi di gestione”, sottolinea Braga. “Tutte cose che l’Arera sta affinando nella sua attività. Inoltre, abbiamo previsto una serie di riferimenti a fondi che sono già stati istituiti in leggi precedenti (Sblocca Italia, Fondo infrastrutture idriche, Fondo garanzia del collegato ambientale) e abbiamo dato una priorità agli investimenti di Cassa depositi e prestiti sul servizio idrico integrato”.

L’art. 11, infine, prevede norme per il governo partecipato del Sii, mentre l’art. 12 punta a creare presso il ministero degli Esteri un “Fondo nazionale di solidarietà”, da destinare a progetti di cooperazione internazionale che promuovano l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari.

La Pdl PD e quella M5S sono state assegnate alla VIII Commissione della Camera, dove “mi auguro ci possa essere modo di discutere insieme queste proposte e di ascoltare consumatori, gestori e amministratori locali”. Intanto, però, è negativo il giudizio sul testo a firma Daga: “La proposta della collega destabilizza un settore in cui la realizzazione degli investimenti è fondamentale per dare una servizio di qualità”, spiega Braga. “Dicendo che per forza debba esserci un soggetto pubblico con determinate caratteristiche, escludendo molte esperienze di gestione pubblica dell’acqua che ci sono oggi in Italia, società di proprietà dei Comuni con struttura di Spa, si rischia di far saltare tantissime realtà che in questi anni hanno fatto investimenti, migliorato l’efficienza e raggiunto obiettivi di qualità. Questo eccesso di ideologismo che contiene la proposta Daga può avere un effetto negativo e destabilizzante per un settore che invece ha bisogno di certezze”.

Roma, 17 ottobre 2018

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ACQUA, IDRICO: “Al settore serve stabilità”. Intervista a Quotidiano Energia
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