Foto: corriere.it

(Giovedì, 26 aprile 2018) Cosa succede all’ambiente dopo un test nucleare o un lancio di missili come quelli sperimentati in questi anni dalla Corea del Nord? Quali i rischi per la terra, il mare e l’uomo? A queste domande prova a rispondere in modo dettagliato l’inchiesta di DATAROOM di Milena Gabanelli.

Per i test nucleari condotti sottoterra la prima conseguenza è il generarsi di onde sismiche artificiali la cui portata è direttamente proporzionale alla potenza degli ordigni fatti esplodere. Tali onde possono attivare altre faglie tettoniche poste anche a centinaia di chilometri di distanza, provocando ulteriori terremoti. Nell’ultimo test del 3 settembre 2017 effettuato utilizzando una bomba ad idrogeno (10 volte più potente di quella sganciata su Hiroshima), si sono verificate due scosse terrestri rispettivamente di magnitudo 6.1 e 4.6 mb.

Il secondo rischio è il rilascio di radionuclidi, ovvero emissioni radioattive, nell’atmosfera e nelle eventuali falde acquifere poste nel terreno. Al momento dell’esplosione, a un milione di gradi, la roccia si vaporizza creando una cavità di gas contaminanti che si insinuano nelle fratture e possono risalire in superficie. “Il contenimento dei radionuclidi sottoterra – spiega alla giornalista Massimo Chiappini, dirigente di ricerca Ingv e membro del Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization – non è mai sufficiente: prima o poi i gas escono».

Dello stesso tenore gli effetti negativi per l’ambiente marino dei missili balistici, i cui lanci in Corea del Nord sono stati 251 negli ultimi 15 anni (26 lanci nel 2015; 41 nel 2016 e 24 nel 2017), tutti sparati con una parabola molto alta per verificare la gittata dei vettori e la loro resistenza al rientro in atmosfera, nella maggior parte dei casi caduti nelle acque internazionali del Mar del Giappone.

Anche se in realtà nessuno sa di preciso le condizioni di questi missili quando precipitano in mare, il principale danno riguarda la dispersione di combustibili, usati come propellenti per i razzi, a base di metil idrazina, un composto chimico ritenuto un potente veleno per l’ambiente marino e per la produzione ittica del sud-est asiatico che potrebbe anche finire sulle nostre tavole.

Da non sottovalutaro poi gli effetti del rumore sott’acqua (underwater) in grado di disorientare i pesci e i mammiferi con conseguenti ripercussioni su migrazioni e riproduzioni, oltre che rappresentare una grave minaccia  per la composizione dell’ecosistema e del suo equilibrio.

La speranza è che dopo l’annuncio a sorpresa di qualche giorno fa del leader del regime di Pyongyang, Kim  Jong-un  in vista dei due storici summit con il presidente sudcoreano Moon Jae-in, venerdì 27 aprile, e con il presidente americano Donald Trump nelle settimane successive (“Siamo in una nuova fase della storia. La Corea del Nord non effettuerà più test nucleari e missilistici, non ce n’è più bisogno“), si ponga definitivamente fine alla stagione dei test e dei lanci missilistici.

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I RISCHI DEI TEST NUCLEARI E DEI MISSILI DELLA COREA DEL NORD SULL’AMBIENTE