(Roma, 14 dicembre 2017) Cinque anni fa un cittadino italiano non aveva il diritto di decidere il tipo di trattamento desiderato nel caso si fosse trovato in una situazione in cui non poteva più esprimere alcuna volontà di scelta. Ora è possibile.

L’Italia, oggi, è un paese più civile #biotestamento

Con umiltà e con rispetto, oggi 14 dicembre 2017, possiamo dire che il testamento biologico è legge. Dopo che a marzo la Camera aveva detto sì, è arrivato oggi anche il via libera del Senato.

Una legge, attesa da diversi anni, che affronta due questioni di grande rilevanza: il tema del consenso informato ai trattamenti sanitari e del modo in cui può essere espresso e revocato, e quello delle disposizioni anticipate di trattamento, le cosiddette DAT, con le quali il dichiarante esprime i propri orientamenti sul “fine vita”, nell’ipotesi in cui in futuro sopravvenga una sua perdita irreversibile della capacità di intendere e di volere.

Si tratta di una legge, come ha sottolineato la relatrice Donata Lenzi (PD), che rientra in una visione “mite” del diritto. È cioè una legge “di principi” e non contiene un’elencazione puntuale di situazioni, cosa peraltro non realizzabile, considerando tutte le fattispecie possibili.
Il principio da cui partire è quello stabilito dall’articolo 32 della Costituzione, e cioè che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.

Una legge che in alcun modo vuole introdurre l’eutanasia ma semplicemente evitare l’accanimento terapeutico. Accettare di non poter impedire la morte, accettare i limiti della condizione umana.

Per i diritti civili questa è stata una legislatura straordinaria.

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Il #Biotestamento è legge