(Roma, 12 ottobre 2017) L’acqua è una  risorsa che in questo Terzo Millennio sta diventando sempre più strategica e preziosa. Basti pensare che ancora oggi troppe persone nel mondo, circa un miliardo secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite, vivono senz’acqua potabile. Inoltre l’aumento considerevole della domanda di acqua in tutti i settori di maggior consumo – agricoltura, produzione di energia, industria e uso quotidiano – unito alle pressioni esercitate dai mutamenti climatici, rischiano di ridurne ulteriormente la disponibilità in molte zone del mondo.

Di questo importante argomento che chiama in causa tanti aspetti del vivere in comunità come l’idea di sostenibiltà, di interesse collettivo, di risorsa primaria indispensabile per la sopravvivenza, di questioni etiche, di responsabilità pubbliche e private e di altro ancora, si è discusso ieri al convegno organizzato dalla Camera dei Deptutati, promosso da me e dalla collega Raffaella Mariani, “Fattore Acqua, Igiene, Ambiente, Etica, Economia” insime a relatori qualificati e competenti.

Qui il link al video del convegno.

Più sotto il testo del mio intervento

L’acqua è molte cose; l’acqua è vita, è ambiente, è sviluppo, è futuro.

Oggi ne ragioniamo, grazie al contributo degli illustri relatori e a partire dalla pubblicazione della Fondazione Feltrinelli, provando a staccarci da quell’immagine di “emergenza” che purtroppo ha caratterizzato il dibattito pubblico recente nel nostro Paese.

Proviamo a farlo sapendo che i problemi, veri e in qualche caso drammatici, che la forte siccità di questa estate ha rivelato, non sono scomparsi con il semplice cambio di stagione; tutt’altro. Ma sapendo anche che la costruzione delle risposte a quei problemi non può prescindere da uno sguardo più ampio, complessivo, capace in qualche modo di travalicare i confini abituali nei quali siamo soliti affrontare il tema.

È quello che abbiamo provato a fare in questa legislatura anche in Parlamento.

La Commissione ambiente della Camera dei Deputati, di cui faccio parte, si è occupata in più occasioni di acqua, con provvedimenti legislativi, con atti di indirizzo e non ultimo con un’indagine conoscitiva sulla crisi idrica che stiamo completando proprio in queste settimane.

Provando a leggere con uno sguardo d’insieme la pluralità di questi interventi, credo di poter dire che un passo in avanti importante è stato fatto nel riconoscere all’acqua la sua natura di risorsa ciclica, non finita; l’acqua “è un flusso che costantemente si rinnova” per dirla con un’espressione efficace contenuta nel saggio del prof Massarutto.

Può sembrare banale dirlo ma che non è così.

Nell’immaginario collettivo ancora molti pensano che l’acqua cominci ad esistere solo dal momento in cui apriamo il rubinetto di casa. E che quindi possiamo tranquillamente disinteressarci di quel che accade a monte – dove prendiamo quell’acqua, come la rendiamo utilizzabile, a che usi la destiniamo – e ancor di più di quel che succede a valle – dove va a finire, come la restituiamo all’ecosistema per consentirne un riutilizzo potenzialmente infinito.

Questo spiega perché il nostro Paese, che pure dispone di acqua abbondante e di buona qualità e di alcune eccellenza nella gestione del servizio idrico, è sottoposto a diverse procedure di infrazione europea per mancanza di acquedotti, fognature e depuratori i cui costi gravano sulle tasche dei cittadini.  ha il 35% di dispersione idrica, oltre 3 miliardi di mc di perdite – e  in molti casi non riesce a garantire davvero ai propri cittadini il diritto all’acqua.

Una parte dei nostri problemi nasce da qui.

E invece affermare, giustamente, che l’acqua è un “bene comune” significa esattamente l’opposto:

preoccuparsi di tutto il suo ciclo di vita, adottare politiche integrate che affrontino i temi strategici della tutela, della pianificazione e della gestione delle risorse idriche.

Il Parlamento l’ha fatto, in questa Legislatura, portando a compimento nel Collegato ambientale, seppure con un certo ritardo, il recepimento di due importanti Direttive comunitarie, la Direttiva Alluvioni e la Direttiva Acque appunto. Si è data attuazione alla riforma delle Autorità di distretto idrografico, che oggi sono chiamate a completare i processi di pianificazione e di gestione integrata delle acque a livello di bacino idrografico, confermando l’impegno  a prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo delle acque e ad assicurarne un uso sostenibile.

Nel provvedimento legislativo che va sotto il nome di Sblocca Italia si sono assunte invece disposizioni importanti per sostenere l’attuazione di politiche efficaci di governo del servizio idrico integrato; in materia di strutturazione degli enti di governo d’ambito, di adozione dei piani di sviluppo delle infrastrutture idriche, di affidamento del servizio e di rapporti tra le autorità d’ambito e i soggetti gestori.

L’azione legislativa si è intrecciata con una forte volontà del Governo di superare ritardi ed inefficienze del passato, attraverso la riprogrammazione di risorse non utilizzate per la gestione del ciclo integrato dell’acqua. Una specifica struttura di missione, Italia sicura, è stata investita oltre che delle  politiche di contrasto al dissesto idrogeologico anche dello specifico compito dello sviluppo delle infrastrutture idriche.

Nei provvedimenti varati dal Parlamento, penso ancora al Collegato ambientale, si sono istituiti strumenti innovativi – il Fondo di garanzia per le infrastrutture idriche – si è dato riconoscimento allo strumento dei Contratti di fiume, strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela  e la corretta gestione delle risorse idriche, la valorizzazione dei territori fluviali e la salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale.

Si sono date indicazioni importanti sul fronte del riconoscimento dell’effettivo diritto di accesso all’acqua per tutti i cittadini; penso alle norme sulla tariffa sociale e alla tutela della morosità incolpevole.

Su questi aspetti si è registrato anche un positivo intervento dell’Autorità di regolazione dell’energia, a cui è stata affidata dal legislatore in questi anni anche la funzione di regolazione e controllo del settore idrico; il lavoro dell’Autorità  ha contributo in maniera determinante attraverso la regolazione tariffaria, degli assetti e della qualità del servizio, a dare stabilità al sistema idrico e a far ripartire investimenti di cui c’era e continua ad esserci assoluta urgenza e necessità nel Paese (come ha ricordato il Presidente nella sua relazione alle Camera proprio qualche giorno fa).

Il lavoro parlamentare svolto su questi temi ha sempre avuto come riferimento il quadro delineato dal Referendum sull’acqua del 2011, che ha cancellato l’obbligo della privatizzazione nella gestione dell’acqua,  e dalla legislazione europea recepita nel nuovo Codice degli appalti che ha escluso dal suo ambito di applicazione il settore idrico proprio in ragione della natura dell’acqua quale bene pubblico di valore fondamentale per i cittadini, riconoscendo il SII come servizio pubblico locale di interesse economico generale assicurato alla collettività.

La Camera dei deputati nell’aprile 2016 ha approvato in prima lettura un disegno di legge per la tutela, il governo e la gestione pubblica dell’acqua, oggi all’esame dell’altro ramo del Parlamento.  Un percorso non facile della legge, che ha provato però a sottrarre la discussione da un approccio ideologico, che riduce tutto ad uno scontro piuttosto sterile tra pubblico e privato, per rimettere al centro la vera questione: garantire a tutti i cittadini l’accesso all’acqua, un servizio di qualità ad un costo equo, un uso responsabile e sostenibile della risorsa idrica nell’intero suo ciclo.

Abbiamo ribadito la natura dell’acqua quale bene naturale, diritto umano universale come sancito dall’Assemblea ONU del luglio 2010;
tutte le acque sono pubbliche ed appartengono al demanio statale.

L’acqua è una risorsa vulnerabile; per questo abbiamo precisato i criteri di priorità nell’utilizzo della risorsa idrica, mettendo al primo posto il soddisfacimento del consumo umano, secondariamente l’uso agricolo e per alimentazione animale, in terza posizione tutti gli altri, precisando che tutti gli utilizzi devono avvenire perseguendo la massima efficienza e secondo criteri di solidarietà, responsabilità e sostenibilità; penso alle esperienze che anche oggi abbiamo ascoltato e che a partire dall’uso efficiente delle risorse idriche ci raccontano un’economia circolare che in molti settori, anche in quelli più tradizionali della nostra manifattura, è già realtà.

Abbiamo rafforzato sul piano legislativo le disposizioni sul soddisfacimento dei bisogni essenzali e le misure sociali sulla “morosità incolpevole”; introdotto disposizioni sulla trasparenza della bolletta e chiarito che la copertura dei costi attraverso la tariffa deve avvenire nell’applicazione del criterio di progressività e di incentivazione al risparmio idrico. Il forte ruolo pubblico garantito nel governo del servizio idrico integrato è affiancato a misure di partecipazione pubblica e condivisione dei dati e delle informazioni, essenziali per l’assunzione delle scelte strategiche.

Una parte importante della legge riguarda poi l’istituzione presso il Ministero degli affari esteri del Fondo di solidarietà internazionale da destinare a progetti di cooperazione in campo internazionale che promuovono l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari.   Il Fondo è finanziato per 1 centesimo di euro per ogni mc di acqua erogata, e le risorse  sono gestite dall’Agenzia per la cooperazione internazionale.

Penso che questa sia una prima, parziale risposta, all’esigenza di rafforzare la solidarietà internazionale, affrontando il grande tema dell’accesso alle risorse naturali e in particolare all’acqua come una delle cause dei conflitti e delle migrazioni climatiche del nostro tempo.

Occuparsi di acqua, della sua tutela, del suo utilizzo, della sua rigenerazione significa dare risposte molte concrete alle aspettative di qualità della vita dei cittadini, delle imprese, delle comunità, ma anche essere pienamente consapevoli che le scelte di qui ed oggi incidono in maniera determinante sullo stato di salute dell’ecosistema e del pianeta, sul fronte del contrasto ai cambiamenti climatici per il ruolo che l’acqua ha nelle politiche di mitigazione e in quelle di adattamento, come dimostra il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici in corso di definizione da parte del Ministero dell’Ambiente.

L’auspicio è che le politiche già avviate e quelle importanti su cui il nostro Paese sta  lavorando anche in questi mesi – dalla nuova SEN alla Strategia nazionale per lo Svilippo Sostenibile – sappiano tenere insieme questi aspetti, nella visione integrata e complessiva che anche l’ONU ci invita ad assumere, individuando appunto tra i  17 Obiettivi contenuti nell’Agenda Globale per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite quello di “Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”.

Una gestione responsabile e consapevole della risorsa acqua non può che passare da qui”.

 

 

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