La Repubblica, mercoledì 13 luglio 2016 Consumo di suolo, l’Ispra lancia l’allarme: ci costerà 800 milioni l’anno

Mangiati” 250 km quadrati di territorio in 2 anni, 35 ettari al giorno. La fotografia scattata dall’Istituto di protezione ambientale nel rapporto 2016 dimostra che il problema della cementificazione selvaggia è ben lontano dall’essere risolto. De Rosa (M5s): “Correggere in Senato la legge approvata alla Camera

di MONICA RUBINO

 

ROMA – Il consumo di suolo in Italia rallenta rispetto al passato, ma il cemento guadagna ancora un segno più. Colpa, soprattutto, di una crisi economica che non ha favorito politiche adeguate di pianificazione e tutela del territorio. È la fotografia scattata dal rapporto Ispra sul consumo di suolo 2016, presentato oggi a Roma. Un fenomeno che viaggia alla velocità di 4 metri quadrati ‘mangiati’ ogni secondo, per un totale di 35 ettari al giorno, ovvero 250 km quadrati in un biennio. E che ci costerà 800 milioni di euro l’anno. Oltre ad averci fatto dire addio in 25 anni a un quarto dei campi coltivabili, come denuncia Coldiretti.

L’Istituto superiore per la protezione ambientale lancia l’allarme: è urgente assicurare un reale contenimento del consumo di suolo, soprattutto nelle aree a rischio idrogeologico o sismico, dando ai Comuni indicazioni chiare e strumenti utili. “L’obiettivo non è bloccare il settore edilizio – sostiene l’Ispra – bensì promuovere un’edilizia di qualità, sostenibile nell’uso delle risorse ambientali”. Un appello rivolto alla politica che, in realtà, un primo risultato l’ha raggiunto: a maggio è stato approvato alla Camera il ddl contro il consumo di suolo. Il provvedimento adesso è fermo al Senato ma molti, come il deputato grillino Massimo De Rosa, esprimono critiche su alcuni punti e forti dubbi sulla possibilità che possa completare l’iter fino all’approvazione definitiva.

REP DATA – INFOGRAFICHE: I territori a rischio in Italia

I dati. Secondo l’Ispra il consumo di suolo in Italia continua a crescere, pur segnando un importante rallentamento negli ultimi anni: tra il 2013 e il 2015 le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 250 chilometri quadrati di territorio, ovvero, in media, circa 35 ettari al giorno, quasi come 35 campi di calcio. Una velocità di trasformazione di circa 4 metri quadrati di suolo che, nell’ultimo periodo, sono stati irreversibilmente persi ogni secondo. Dopo aver toccato anche gli 8 metri quadrati al secondo degli anni 2000, il rallentamento iniziato nel periodo 2008-2013 (tra i 6 e i 7 metri quadrati al secondo) si è consolidato, quindi, negli ultimi due anni, con una velocità ridotta di consumo di suolo, che continua comunque a coprire, ininterrottamente, aree naturali e agricole con asfalto e cemento, edifici e fabbricati, centri commerciali, servizi e strade. I dati della rete di monitoraggio dell’Istituto di protezione ambientale mostrano come, a livello nazionale, il suolo consumato sia passato dal 2,7% degli anni ’50 al 7,0% stimato per il 2015, con un incremento di 4,3 punti percentuali e una crescita percentuale del 159% (1,2% ulteriore tra il 2013 e il 2015). In termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai circa 21.100 chilometri quadrati del nostro territorio.

I costi occulti. I costi della cementificazione non sempre immediatamente percepiti prevedono una spesa media che può arrivare anche a 55mila euro all’anno per ogni ettaro di terreno consumato e cambiano a seconda del servizio ecosistemico che il suolo non può più fornire per via della trasformazione subita. Si va quindi dalla produzione agricola (oltre 400 milioni) allo stoccaggio di carbonio (circa 150 milioni), dalla protezione dell’erosione (oltre 120 milioni) ai danni provocati dalla mancata infiltrazione dell’acqua (quasi 100 milioni) e dall’assenza di insetti impollinatori (quasi 3 milioni). Poichè ad un aumento di 20 ettari per km quadrato di suolo consumato corrisponde un aumento di 0.6 gradi della temperatura superficiale, è stato stimato che, solo per la regolazione del microclima urbano, il costo si aggira intorno ai 10 milioni l’anno. “Mi auguro che questo rapporto- commenta Bernardo de Bernardinis, presidente Ispra- diventi in futuro anche uno strumento per il sistema di protezione nazionale dell’ambiente” . Tra le città, la maglia nera dei costi spetta a Milano con 45 milioni, seguita da Roma (39) e Venezia (27).

Le aree più colpite. Grazie all’uso di nuovi strumenti cartografici, l’Ispra è riuscita a individuare con più precisione le aree dove il problema della cementificazione selvaggia è più grave. L’area più colpita risulta essere il Settentrione, con un’accelerazione nelle regioni del Nord-Ovest rispetto al Triveneto che, fino al 2008, aveva una velocità di crescita maggiore. Nel 2015, in 15 regioni viene superato il 5% di suolo consumato, con il valore percentuale più elevato in Lombardia e in Veneto (oltre il 10%) e in Campania, Puglia, Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Sicilia e Liguria dove troviamo valori compresi tra il 7 e il 10%. Esaminando i dati su scala provinciale, troviamo che le province di Milano e Napoli presentano i valori più alti di territorio urbanizzato ad alta densità. La maggior parte del suolo consumato, inoltre, è “di buona qualita” secondo rilevamenti fatti in Abruzzo e Veneto.

I Comuni record. In termini percentuali è interessante rilevare come diversi comuni superino il 50%, e talvolta il 60%, di territorio consumato. Sono spesso località piccole o medio piccole che mostrano una tendenza a consumare suolo con dinamiche che si ricollegano ai processi di urbanizzazione dei rispettivi capoluoghi di provincia, con le caratteristiche tipiche di un’unica area metropolitana. Il record assoluto va al piccolo comune di Casavatore, in provincia di Napoli, con quasi il 90% di suolo cementificato. Dei dieci comuni con la maggiore percentuale di suolo consumato, otto sono nel napoletano. Ma troviamo anche diversi comuni lombardi come Sesto San Giovanni, Corsico e Pero. Citazione a parte merita il comune di Fiera di Primiero (Trento), che è stato il secondo comune più piccolo d’Italia (15 ettari complessivi) fino all’accorpamento in Primiero San Martino di Castrozza del 1° gennaio 2016 e che, nel 2015, sfiorava l’80% di suolo consumato.

La cementificazione delle coste. A livello nazionale più di un quinto della fascia compresa entro i 300 metri dal mare è ormai consumato. Tra le regioni con valori più alti entro i 300 metri dalla linea di costa si evidenziano Marche e Liguria con oltre il 45% di suolo consumato, Abruzzo, Campania, Emilia Romagna e Lazio con valori compresi tra il 30 e il 40%. Tra i 300 e i 1000 metri si segnalano invece Abruzzo, Emilia-Romagna, Campania e Liguria con oltre il 30% di consumato. Nella fascia tra 1 e 10 chilometri troviamo ancora la Campania con circa il 18% di consumato.

Le aree a rischio idrogeologico e sismico. Sul totale di suolo consumato in Italia, l’11,7% ricade all’interno di aree classificate a pericolosità da frana da moderata a molto elevata, il 16,2% in aree a pericolosità idraulica moderata e il restante 72,1% al di fuori di aree a pericolosità idrogeologica. I dati confermano, inoltre, l’elevata presenza di aree costruite all’interno delle zone a pericolosità sismica alta, con i valori massimi in Lombardia (14,3%) e in Veneto (12,5%) e nelle zone a pericolosità molto alta (il 4,5% a livello nazionale, il 6,5% in Campania).

Il consumo di suolo procapite. Il tasso di consumo di suolo in Italia confrontato con la crescita demografica mostra una crescita consistente nel corso degli anni fino al 2013, con un valore di suolo consumato pro-capite che passa dai 167 metri quadrati del 1950 per ogni italiano, a quasi 350 metri quadrati nel 2013. Nel 2014 ci sarebbe una prima leggera decrescita: il valore scende a 345 metri quadrati pro-capite.

Il confronto con l’Europa
. Secondo le stime di Eurostat (2016), la quota di territorio con copertura artificiale in Italia è stimata pari al 7,0% del totale, contro il 4,1% della media dell’Unione Europea. L’Italia si colloca al sesto posto dopo Malta (32,6%), Belgio (12,1%), Paesi Bassi (12,3%), Lussemburgo (10,1%) e Germania (7,1%).

Lo stato dell’arte in Parlamento. “La prima preoccupazione corre spontanea verso i territori dove sono cresciuto – afferma Massimo De Rosa, deputato del M5s, inizialmente fra i promotori dell’iniziativa legislativa volta a fermare il consumo di suolo in Italia ed in seguito fra i più critici nei confronti del testo approvato alla Camera – . Penso a comuni come Lissone, Sesto San Giovanni, Cusano Milanino, Corsico e Pero, fra i primi venti in Italia per suolo consumato, con percentuali che si aggirano fra il 71,3 e il 64,2 per cento. Zone dove l’eccessiva cementificazione ha già mostrato i suoi effetti e lo dico pensando ad esempio alle drammatiche esondazioni del fiume Seveso”. De Rosa sottolinea anche uno dei punti deboli del ddl per il contenimento del consumo di suolo. “In pratica se la legge fosse attualmente in vigore –  conclude il deputato 5stelle – circa la metà dell’incremento di consumo di suolo, fotografata dal Rapporto, non sarebbe stata contabilizzata. Infatti il terreno utilizzato per le opere definite ‘prioritarie’ viene escluso dal computo dell’incremento di suolo consumato. Se questo non è regalare territorio al cemento e ad i suoi speculatori, allora non saprei proprio come definirlo”.

“La legge che abbiamo approvato in prima lettura alla Camera non sarà perfetta – ribatte la deputata Pd Chiara Braga della commissione Ambiente – ma ha il merito di aver tracciato una strada praticabile per ridurre progressivamente il consumo di suolo, responsabilizzando i livelli istituzionali regionali e comunali. Il ddl impone poi l’obbligo di motivazioni delle scelte di nuovo consumo di suolo e di valutazione delle alternative di localizzazione, anche per le infrastrutture pubbliche, oltre a rafforzare l’attenzione sul tema della rigenerazione urbana. L’esame del ddl è iniziato al Senato e mi auguro che possa trovare presto una rapida approvazione”.

“Il ddl in Senato verrà migliorato – assicura la senatrice dem Laura Puppato, relatrice della legge a Palazzo Madama – e sarà implementato con dei successivi progetti di legge su rigenerazione urbana, consumo di suolo e agricoltura”.

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CONSUMO DI SUOLO – Articolo tratto da “La Repubblica”
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