Fanpage.it – Venerdì 8 aprile – di Charlotte Matteini

Un quesito non utile, ma soprattutto irrilevante“. Per questo motivo gli onorevoli del Pd si schierano per l’astensione e invitano i propri elettori a non andare alle urne il 17 aprile. Ai microfoni diFanpage.it Chiara Braga, deputato e responsabile Ambiente del Partito Democratico, spiega i motivi per cui il partito di Governo sostiene sia meglio che questo referendum “fallisca”. Il 17 aprile gli italiani verranno chiamati al voto per esprimersi sul blocco del rinnovo delle concessioni per le trivellazioni dei giacimenti che si trovano entro le 12 miglia dalla costa italiana. Attualmente l’apertura di nuovi pozzi entro le 12 miglia è già vietata, mentre le vecchie concessioni invece sono sempre state prorogate fino all’esaurimento del giacimento.

Iniziamo dal punto cruciale: quali sono le ragioni per cui sarebbe meglio che questo referendum non passasse? Innanzitutto noi non siamo semplicemente schierati per il “no”, ma per l’astensione. E il motivo è semplice: questo è un referendum non utile, e la questione che pone è largamente superata da ciò che dispone l’ultima legge di Stabilità approvata che, attraverso una serie di provvedimenti specifici, ha risolto buona parte delle problematiche che stavano alla base della mobilitazione delle Regioni. L’unico quesito che è rimasto in piedi è quello per cui verremo chiamati al voto il 17 aprile, che riguarda un aspetto molto marginale e limitato di cui Parlamento e Governo si sono già occupati e troviamo necessario che questa scelta venga mantenuta nell’interesse del paese.

Ma perché puntate proprio all’astensione? C’è una ragione “più politica”? No, diciamo che la nostra scelta ha semplicemente a che fare con la natura dello strumento del referendum abrogativo che, a differenza di tutti gli altri tipi di elezioni, prevede il raggiungimento del quorum per essere considerato valido e il quorum, secondo i nostri padri costituenti, è un criterio di fondatezza. Il fatto stesso che si debba raggiungere una percentuale minima di votanti è la dimostrazione che la partecipazione dei cittadini è legata al riconoscimento del fatto che quello specifico quesito ha un interesse generale ed è un tema rilevante per gli elettori. Nel nostro caso, noi non siamo solo contrari al quesito, ma lo reputiamo irrilevante e per questo motivo l’astensione esprime un dissenso non solo nel merito della questione, ma proprio sull’utilizzo dello strumento referendario per decidere di una questione di portata tecnica così limitata.

Proprio nei giorni scorsi, il Movimento 5 Stelle ha presentato un esposto in Procura, sostenendo che in quanto pubblici ufficiali, Matteo Renzi e i parlamentari del Pd commetterebbero un reato invitando pubblicamente all’astensione Io credo che questa posizione non abbia alcuna fondatezza perché nel momento in cui lo strumento del referendum prevede l’esistenza di un quorum, invitare all’astensione è espressione di una posizione democratica pienamente legittima.

Secondo lei quindi questo esposto è infondato, verrà respinto dai giudici? Non lo so, non ho avuto modo di leggerlo, né conosco la giurisprudenza del caso. Considero però l’azione dei Cinque stelle un atto di debolezza perché chi sostiene convintamente le ragioni del sì dovrebbe impegnare le proprie risorse nella campagna referendaria e promuovere le proprie idee, cercando di portare al voto più persone possibili, non impegnarsi nel denunciare una persona che pubblicamente ha espresso un’opinione legittima dal mio punto di vista, un semplice appello al “non voto”.

Un altro punto che vede in pesante disaccordo il Pd e M5S è l’impatto occupazionale: cosa succederebbe ai lavoratori delle piattaforme? Il M5S sostiene si perderebbero pochi posti di lavoro, tutti ricollocabili nel settore delle rinnovabili, mentre il Pd sostiene il contrario. Lei che dati ha a supporto della posizione del Partito Democratico? Il Partito Democratico in questo caso, come in tanti altri, ha a cuore i posti di lavoro, fosse anche uno o poche decine. Non so che dati abbia a disposizione il vicepresidente Di Maio, so che la stima dell’impatto occupazionale che si avrebbe nell’immediato con la chiusura immediata di questi 21 impianti è di circa 5.000 unità, dati certi, dati del Ministero dello Sviluppo Economico. Quello che posso dire è che la transizione energetica e anche occupazionale purtroppo non avviene in tempi brevi, come pare sostenere Luigi Di Maio. Nuovi impianti di rinnovabili non è detto aprano nelle stesse zone, per esempio, non c’è questo automatismo. La direzione comunque per noi rimane molto chiara: ci siamo presi degli impegni in Europa, con l’accordo di Parigi, e vogliamo andare sempre più verso un modello energetico più sostenibile e quindi incrementare l’utilizzo di risorse rinnovabili. Quel che è certo è che non basta fare proclami perché si generino posti di lavoro nel settore delle rinnovabili per risolvere il problema occupazionale di famiglie e imprese che sono legittimamente preoccupate. Ce ne dobbiamo fare carico e ce ne faremo anche carico quando questi giacimenti andranno a esaurirsi e quando accadrà, spero che questo paese avrà anche realizzato un mercato più solido nel settore delle rinnovabili.

A questo proposito, che cosa sta facendo il Governo in favore delle rinnovabili? Due settimane fa è uscito un rapporto di Greenpeace, il quale sostiene che le politiche applicate dal governo Renzi negli ultimi due anni abbiano affossato il settore. Attualmente l’Italia figura al secondo posto nella classifica dei paesi produttori di energie rinnovabili e ha raggiunto l’obiettivo stabilito da Europa 2020 del 17% di quota produttiva in energie pulite con diversi anni di anticipo peraltro. Il Governo ha lavorato molti mesi per far in modo che fosse raggiunta una maggior razionalità nella produzione di energia da fonti rinnovabili, ha messo mano al sistema di incentivi per il fotovoltaico con l’intento di eliminare alcune storture e dare maggiore stabilità al settore, anche andando a riparare alcuni errori commessi in passato, ovvero fermare l’erogazione di incentivi fiscali al fotovoltaico che non stava andando di pari passo con la creazione di una vera e propria filiera industriale nel settore. Negli anni passati abbiamo speso circa una decina di miliardi di euro, cifra che purtroppo però non ha generato di pari passo la creazione di un settore industriale stabile e quindi adesso stiamo assistendo a dei cambiamenti, a degli assestamenti. C’è però una novità che riguarda le energie pulite: il Mise ha annunciato a giorni il decreto per il finanziamento di fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico e poi io credo bisognerà continuare a lavorare nella direzione del superamento della dipendenza da carbone, questa è la priorità assoluta, e a rafforzare alcuni settori di energia rinnovabile come l’eolico, il biometano, il biogas che la tecnologia oggi ci permette di sviluppare e che possono essere presi in considerazione per una progressiva sostituzione delle fossili in favore di energie più pulite. Sui tempi, però, bisogna essere laici e realistici: potrebbero essere molto lunghi.

Ultima domanda: sempre M5S accusa il Pd di avere a cuore il fallimento di questo referendum perché la norma che si andrebbe ad abrogare sarebbe frutto di un accordo tra lobby, il riferimento è allo scandalo Tempa Rossa. Come risponde a queste accuse? Io penso che sia un’accusa che come spesso fanno alcuni parlamentari, tentano di cambiare il terreno del confronto e di caricare un referendum così limitato e irrilevante di significati, letture e controletture distorte che non c’entrano nulla. Il confronto con i portatori di interesse e con le imprese è una parte del lavoro parlamentare serio, lo fanno anche loro. Noi lo facciamo apertamente in Parlamento, alla luce del sole, loro non lo so. Resta il fatto che non ci sia nulla di male a dialogare e rimango convinta che questo governo non abbia approvato alcuna norma scritta sotto dettatura. Anzi, il Partito Democratico sta lavorando a una legge che regolamenti il conflitto di interessi, tema molto caro ai parlamentari del Movimento 5 Stelle, vedremo se dopo tante parole saranno pronti a sostenerla con il loro voto.

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REFERENDUM 17 APRILE, intervista su Fanpage.it
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